Chefs-d’ ouvre pour flute du XXme siecle


a cura di Luca Rossetto Casel

11 Ago 2013 - Dischi

Recensione del disco di Jean-Pierre Rampal

Jean-Pierre Rampal è stato il massimo artefice dell’ enorme popolarità conosciuta dal flauto nel corso del nostro secolo. Primo fra i grandi comunicatori , quali Severino Gazzelloni e James Galway, il marsigliese ha imposto in tutto il mondo lo strumento e il suo repertorio; un repertorio che Rampal ha provveduto ad ampliare smisuratamente attraverso una costante ricerca volta ora alla riscoperta di opere dei secoli passati, ora all’ esecuzione di nuove composizioni, molto spesso dedicate espressamente a lui. A questo proposito, mi sembra cosa opportuna ricordare il Maestro recentemente scomparso attraverso queste incisioni di alcune autentiche pietre miliari del repertorio flautistico novecentesco. La raccolta si apre nel nome della più schietta francesità musicale con il Concerto per flauto e orchestra di Jacques Ibert, un’ opera nella quale il virtuosismo si fa raffinata espressività (si ricordi, a questo proposito, che la composizione è dedicata al grande padre della scuola francese moderna, Marcel Moyse). Segue il Concerto dell’ armeno Aram Khatchatourian, in cui elementi folkloristici si fondono alla tradizione europea in un linguaggio omogeneo, dagli esiti sempre originali. E’, questo, un lavoro originariamente concepito per violino (con dedica a David Oistrakh) e, in seguito, trascritto da Rampal secondo le indicazioni dell’ autore. Decisamente flautistica è, invece, la scrittura del Concerto di Andrè Jolivet, qui presente in veste di direttore; e proprio Rampal e Jolivet tennero a battesimo l’ opera, nel 1950. Il secondo disco raccoglie quattro celebri sonate per flauto e pianoforte. La composizione d’ apertura è la prima sonata di Bohuslav Martinu: la tradizione musicale ceca, il sostrato su cui si fonda la poetica dell’ autore, si apre qui a elementi di derivazione francese. Tutt’ altro clima informa la Sonata di Paul Hindemith, dove la politonalità costituisce la base per la costruzione di solide strutture contrappuntistiche. La Sonata di Serge Prokofiev ha compiuto il percorso inverso rispetto al Concerto di Khatchatourian:inizialmente ritenuta ineseguibile a causa dell’ elevatissima difficoltà tecnica, è stata prima conosciuta nella trascrizione -dell’ autore stesso- per violino, e solo in seguito nell’ originale flautistico. Chiude la raccolta la Sonata di Francis Poulenc, continuamente, una autentica, purissima conciliazione musicale degli opposti, in costante equilibrio tra sincera melanconia e sfacciata clownerie.

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