The Pride: la vita e l’amore


di Elena Bartolucci

12 Nov 2016 - Commenti teatro

thepride_locandina_mulsiculturaonlineRecanati – Sabato 29 ottobre 2016 presso il magnifico Teatro Persiani un numeroso pubblico è accorso per assistere alla messa in scena di The Pride, un testo enigmatico e profondo di Alexi Kaye Campbell, che si presta a svariate interpretazioni nonché spunti di osservazione sul significato della vita e della ricerca di se stessi. Luca Zingaretti, nelle vesti di attore, produttore e regista, è riuscito a costruire un’ottima prova di teatro, supportato da interpreti di grande spessore come il poliedrico e intenso Maurizio Lombardi, una magnifica Valeria Milillo e Alex Cedron, che ha ricoperto in modo stupendo i ruoli più secondari ma di altrettanta importanza per il corso della storia. O meglio delle due storie. The Pride, infatti, è costruito su due epoche diverse e lontane tra loro: 1958 e i giorni d’oggi. Anche se la location è la stessa, Londra, le storie di tre persone cambiano ed evolvono/involvono a seconda dell’epoca in cui prendono vita. thepride1_zingaretti_musiculturaonlineNella grigia e piovosa città inglese degli anni ’50 gli spettatori incontrano Sylvia (Milillo), un’ex attrice, fragile nei suoi modi di donna un po’ dimessa ma piena di vita e di voglia di viaggiare a occhi aperti, che una sera ha deciso di presentare a suo marito Philip (Zingaretti), un immobiliarista frustato, il suo timido amico e collega scrittore Oliver (Lombardi), con il quale condivide il progetto delle illustrazioni per il suo ultimo libro per bambini. La tensione tra i due uomini è palpabile, soprattutto per colpa del marito che, carico di sarcasmo, sembra volutamente mettere sulle spine quel collega della moglie così impacciato nei modi di fare e di parlare che intuisce subito essere omosessuale. Invece, la storia poi prenderà una piega ben diversa tra i due, i quali diventano amanti clandestini per mesi. Peccato però che l’unico tra i due che vorrebbe rendere pubblica la loro relazione e fuggire via insieme sia Oliver. Philip, infatti, è troppo bigotto e poco impavido per inseguire quell’amore nato così inaspettatamente e preferisce continuare a nascondersi dietro la facciata di un matrimonio in apparenza perfetto che tenta di stare in piedi solo cercando un figlio a tutti i costi. Philip cercherà persino di farsi ricoverare in una clinica per curare quella sua tendenza deviante, ma sarà la moglie a salvarlo, prendendo il coraggio di chiudere e provare a vivere la propria vita, ritrovando finalmente se stessa. L’altra storia, ambientata per l’appunto nel 2016, vede sempre per thepride3_zingaretti_musiculturaonlineprotagonisti due uomini, Oliver e Philip, che si sono lasciati per l’ennesima volta dopo aver convissuto insieme per quasi un anno e mezzo. Philip, fotoreporter di successo, stanco dell’ennesima scappatella di Oliver, un fedifrago compulsivo, è tornato a prendere le sue ultime cose e scopre l’ex-compagno insieme a uno spogliarellista specializzato nei giochi di ruolo sadomaso. Oliver è un brillante giornalista in ambito lavorativo, ma un disastro in campo sentimentale; l’unica persona capace di consolarlo è la sua fidata amica Sylvia, un po’ schizzata ma dall’animo romantico, che cerca in tutti i modi di convincerlo ad abbandonare quel brutto vizio di fare sesso con gli sconosciuti. Oliver sa bene che Philip è l’uomo giusto e il compagno perfetto per lui e per questo spera che possa essere perdonato ancora una volta. Grazie alla complicità di Sylvia, i due si incontrano dopo un po’ di tempo in occasione di un picnic durante il gay pride in città. Alla fine è come se non si fossero mai lasciati e, riconoscendo i propri errori, i due si riavvicinano nuovamente. The Pride è un testo davvero ben scritto, in cui, nonostante la lunghezza dell’allestimento (alleggerita dall’alternare le due storie con pochi giochi di scenografia), lo spettatore è portato verso numerose riflessioni non tanto sul significato dell’omosessualità vissuta in epoche diverse, quanto sui valori come l’amore, la dignità, la fedeltà e il perdono. L’importante non è essere gay o etero, ma capire chi siamo e cosa vogliamo veramente, ma soprattutto cosa siamo disposti a fare per la felicità nostra e delle persone che amiamo. Le scene minimali ma molto curate sono di Andrè Benaim, le luci di Pasquale Mari, i costumi meravigliosi e azzeccatissimi per entrambe le epoche portano la firma di Chiara Ferrantini mentre le musiche sono di Arturo Annecchino.

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