Sferisterio. La stagione lirica 2016


di Alberto Pellegrino

4 Lug 2016 - Musica classica, News classica

La Callas (Medea) e Pasolini MusiculturaonlineLa stagione lirica 2016 allo Sferisterio di Macerata è dedicata al Mare Mediterraneo, che diventa un personaggio operistico come sostiene il sovrintendete Francesco Micheli: “In Otello è mare in tempesta, abisso dell’inquietudine che regna sovrana sullo sfondo della tragedia, scenario di delitti passionali nel “dramma della gelosia” per antonomasia. Il Mediterraneo è culla del compositore che ha generato, con la Norma, una musica capace di raccontarci la distanza sconfinata tra i tormenti umani e la serenità del cielo: la luna, “Casta diva”, assiste allo spettacolo della tragedia terrena.  In Trovatore il Mediterraneo è il perimetro che circoscrive la difficile convivenza tra zingari e potere medievale aragonese. Il Mediterraneo che rappresentiamo è crocevia di culture e di legami che intrecciano le diverse sponde, è luogo d’incontro e di scontro tra valori e archetipi”. Il tema risulta affascinante e di grande attualità anche se appare un po’ troppo forzato l’inserimento della Norma che si svolge in luoghi e atmosfere lontane dal Mediterraneo, mentre sarebbe stato più coerente ricorrere ad altre opere come Il pirata dello stesso Bellini o La Gioconda di Ponchielli.
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La stagione si apre con Otello (22 e 30 luglio, 5 e 13 agosto), l’ultima opera drammatica di Giuseppe Verdi che ritorna allo Sferisterio dopo una lunga assenza,  dato che l’ultima rappresentazione risale al 1999 con la direzione di Donato Renzetti, la regia di Philippe Arlaud e l’interpretazione di Vladimir Galaouzine, Lucia Mazzaria e Renzo Bruson. Per questa edizione la direzione è affidata al M° Riccardo Frizza e la regia a Paco Azorin; i costumi sono di Ana Garay, le coreografie di Carlos Martos, il disegno Luci di Albert Faura; in interpreti sono Stuart Neill (Otello), Roberto Frontali (jago), Jessica Nuccio (Desdemona) e Davide Giusti (Cassio).
Il dramma di Shakespeare, così anticonvenzionale e carico di “negritudine”, aveva sempreOtello. Prima rappresentazione a Parma Musiculturaonline tenuto a distanza musicisti e librettisti fino a quando Otello viene portato sulla scena nel 1816 con libretto di Francesco Maria Berio e le musiche di un giovane Gioacchino Rossini per la prima volta alle prese con un melodramma “serio”, il quale seppe dare il giusto spessore tragico pur non conoscendo l’originale inglese, segnando uno spartiacque nella storia dell’opera italiana che usciva per la prima volta dall’area culturale e musicale della scuola napoletana. Dovranno passare molti anni per arrivare all’Otello verdiano che va in scena nel 1887 al Teatro alla Scala con il grande Francesco Tamagno e Romilda Pantaleoni, accolto con unanime ammirazione per la straordinaria modernità dello spartito e per la drammaturgia di Arrigo Boito e per sensazionalità capacità di Verdi di allontanarsi dai canoni della tradizione operistica (compresi i suoi stessi modelli) senza tuttavia rinunciare alla continuità e all’unità della esperienza compositiva verdiana, rifiutando le suggestioni del wagnerismo allora di moda e riuscendo a conquistarsi un proprio spazio con quest’opera splendida per la sua potenza concettuale, per la sua forza e incisività espressiva. L’Otello verdiano, concepito in totale solitudine, appare come un fiore sbocciato nel Otello e Desdemona di Alexandre-Marie Colin (1829) musiculturaonlinedeserto, perché diverso dagli altri capolavori verdiani di venti o trent’anni prima. Verdi, che fin dalle prime opere era apparso al di sopra dei suoi contemporanei, negli anni Ottanta mostra di avere raggiunto un livello tale nella sua speculazione drammaturgica da rappresentare addirittura il “futuro” tanto il suo Otello è lontano da quello di Rossini e dal verismo della Cavalleria rusticana di Mascagni. Probabilmente diverso sarebbe stato il destino dell’opera italiana ed europea se l’ultimo messaggio verdiano fosse stato recepito dai giovani compositori del suo tempo, ma non è stato recepito perché esso è apparso subito troppo alto.

Norma MusiculturaonlineLa seconda opera in cartellone è Norma che va in scena il 23/ 29 luglio e il 7 agosto. Il capolavoro di Bellini è assente sulla scena maceratese  del 2007 diretta dal M° Paolo Arrivabeni, con la regia, le scene e i costumi di Massimo Gasparon e un cast d’interpreti di altissimo livello con Carlo Ventre, Dimitra Theodossiou e Daniela Barcellona. La messa in scena di quest’anno è diretta dal M° Michele Gamba, con la regia di Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi, scene di Federica Parolini, i costumi di Daniela Cernigliaro. Il cast è formato da Maria José Siri (Norma), Rubens Pellizzari (Pollione), Nicola Ulivieri (Oroveso), Sonia Ganassi (Adalgisa).
L’opera, composta su libretto di Felice Romani tratto dalla tragedia Norma, ou L’Infanticide di Louis-Alexandre Soumet, è andata in scena per la prima volta nel Teatro alla Scala 183. Si tratta del primo grande melodramma composto dalla coppia Bellini-Romani, che accrescono gli aspetti romantici rispetto al dramma originale con alcuni accorgimenti con la soppressione dell’infanticidio (che avrebbe fatto di Norma una nuova Medea), con lo spostamento del centro dell’opera sull’amore tra Norma e Pollione, con l’intrusione di Adalgisa che spinge quest’amore verso la soluzione finale: Norma condanna al rogo se stessa e l’uomo che ama; Pollione scopre quanto sublime può essere il sentimento amoroso provato da Norma. Una conclusione abbastanza irrazionale come del resto l’intera opera nella quale si segue la logica che solo la morte può rendere possibile l’amore. La Norma è il risultato della piena maturità artistica raggiunta da Bellini, anche se il compositore è ancora giovanissimo, ma è già in grado di padroneggiare alcune forme espressive e prospettare future soluzioni personali. Il tema dominante non è la guerra tra Galli e Romani, ma l’amore puro di un’eroina che resterà pura anche se colpevole, accusata e calunniata, mentre l’uomo è destinato a pentirsi delle sue colpe anche se commesse in buonaTorino Norma /xrTorino Norma / Nicolai Ghiaurov as Oresco, Hasmik Papian as Norma, . Photo: Ramella & Gi o cattiva fede. In ogni caso la protagonista dell’opera rimane Norma come giustamente sostiene Paolo Isotta: “Norma è un simbolo multiplo, complesso, sottratto al divenire cronologico, di cui l’aspetto della donna, tradita e vendicata, ma sempre accesa del suo amore, non è che una componente. La configurazione del personaggio…ne fa un archetipo ideale, un simbolo ampio e onnicomprensivo come il grembo materno, anzi il simbolo materno per eccellenza, inteso nel senso primitivo e profondamente legato alle scaturigini dell’inconscio”.

Il trovatore MusiculturaonlineL’ultima opera in cartellone è Il Trovatore di Giuseppe Verdi su libretto di Salvatore Cammarano tratto dal dramma El trovador di Antonio Garcia Gutiérrez, andato in scena al Teatro Apollo di Roma nel gennaio 1853. Il melodramma, che andrà in scena il 31 luglio, il 6 e il 12 agosto, ritorna allo Sferisterio con la ripresa dell’edizione 2013, che riscosse un ampio successo grazie alla regia di Francesco Negrin, alle scene e ai costumi di Luis Désiré, alla presenza di un cast di sicuro valore composto da Simone Piazzola, Susanna Branchini, Aquiles Machado e Eukelejda Shkosa. Degli interpreti di allora rimane soltanto quest’ultima nel ruolo di Azucena, mentre subentrano Anna Pirozzi (Leonora), Piero Pretti (Manrico), Marco Caria (Conte di Luna) e Alessandro Spina (Ferrando). La direzione dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana è affidata al M° Daniel Oren (31/07 e 12/08) e al M° Francesco Ivan Ciampa (6 agosto).Trovatore Musiculturaonline
Il Trovatore è il più romantico e il più straordinario tra i capolavori verdiani che, Copertina dello spartito de Il Trovatore Musiculturaonlinesecondo Eugenio Montale, “è un’imperfetta opera di genio, una di quelle opere dinanzi alle quali si ha l’illusione che la tecnica, il mestiere siano poco più che l’alibi delle fantasie musicali stentate, deficitarie. E’ un’illusione, lo so…e intanto in questa illusione è tutta la forza di questo capolavoro zoppicante eppure stracolmo di ispirazione. Il Trovatore si svolge in quella Spagna convenzionale che è uno dei luoghi comuni del Romanticismo, e ha un colore tutto suo, che non si ripeterà nemmeno in quel più uniforme e studiato capolavoro che è il Ballo in maschera”.

La stagione si concluderà l’11 agosto con una interessante serata dedicata a Medea – Da Cherubini a Pasolini, nel corso della quale la storia di Medea sarà rivissuta attraverso le musiche di Luigi Cherubini e il film di Pier Paolo Pasolini. Francesco Micheli ricoprirà il ruolo del narratore mentre il soprano Daniela Dessì darà la sua voce a Medea e avrà accanto l’attore Cesare Bocci che indosserà i panni di Giasone. Il M° Ivan Ciampa sarà chiamato a dirigere l’Orchestra Regionale delle Marche. L’imponente muro dello Sferisterio farà da cornice ai bozzetti che il premio Oscar Dante Ferretti ha appositamente realizzato, prendendo spunto dalle scenografie da lui curate per la Medea di Pasolini. Sempre a quel film appartengono i costumi indossati da Maria Callas e realizzati da Piero Tosi, che saranno sul palco dello Sferisterio messi a disposizione dal Museo Tirelli. L’incasso della serata sarà devoluto a favore dell’Associazione Medici Senza Frontiere.

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